1. Promuovere la riconversione delle attività industriali esistenti ad alto impatto ambientale mediante:
a) l’istituzione di un “parco scientifico, tecnologico e di ricerca”, di interesse non
solo per la provincia di Mantova ma anche per quelle limitrofe, che possa
implementare in maniera originale il network nazionale di questi parchi, finalizzato a
sostenere la crescita economica attraverso un’innovazione che sappia
contemporaneamente attingere a tutte le eccellenze produttive del territorio,
all’università e ai centri di ricerca interessati ad attuare sperimentazioni sul campo,
alle esperienze più avanzate nell’ambito di imprese ad alta tecnologia e impatto
zero, alla ricerca chimica applicata allo sviluppo eco-compatibile, a servizi e
ricerche riguardanti l’ambiente e le bonifiche ambientali. Per tali iniziative potrebbero
essere ottenuti finanziamenti nazionali ed europei.
b) la sostituzione degli impianti per la chimica di sintesi con laboratori dotati di microimpianti
pilota per la ricerca chimica applicata e collocata nell’orizzonte dell’ecocompatibilità,
avvalendosi della qualità del know-how tecnologico storicamente
acquisito;
c) la dismissione di tutte le altre attività ad alto impatto ambientale ma non riconvertibili
nel rispetto dell’ambiente e della salute;
d) il sostegno delle produzioni che rispondano rigorosamente ai criteri della greeneconomy,
con particolare attenzione all’efficienza energetica complessiva;
e) il sostegno delle produzioni agro-industriali di qualità che connotano la principale
vocazione economica del nostro territorio, garantendo loro la massima tutela contro
l’impatto esercitato dalle attività industriali potenzialmente inquinanti, responsabili di
danni materiali e d’immagine sul mercato;
f) lo sviluppo dell’agricoltura biologica, sia zootecnica che orto-cerealicola,
incentivando sia i canali distributivi a filiera corta che l’educazione alimentare;
g) il recupero e la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e naturalistico per
finalità culturali, anche in grado di contribuire allo sviluppo di un turismo di qualità.
2. Governare la transizione di medio periodo, verso la riconversione o la dismissione delle
produzioni ad alto impatto ambientale, tramite:
a) interdizione di tutti gli impianti e gli annessi che ancora costituiscono fonti attive di
inquinamento, quali serbatoi di sostanze chimiche e tubazioni di distribuzione/raccolta
di prodotti/reflui di natura chimica che ancora siano privi di bacini impermeabilizzati di
contenimento, doppi fondi, doppia parete incamiciante;
b) contenimento spazio-temporale per quanto tecnologicamente fattibile delle fasi aperte
dei cicli produttivi;
c) massimizzazione dell’efficienza dei sistemi di abbattimento degli inquinanti emessi in
continuo, in discontinuo e in emergenza;
d) introduzione di automatismi tecnologici in grado di impedire che possibili interruzioni
accidentali o tecniche dell’alimentazione energetica degli impianti producano, a seguito
di fermate in sicurezza, sovraccarichi dei sistemi di abbattimento con dispersione
importante degli inquinanti nelle matrici ambientali (es. fumate nere da camino);
e) introduzione di ridondanze nei sistemi automatici di controllo a feed-back degli impianti
produttivi per minimizzare la probabilità di anomalie in grado di esercitare impatti
negativi sull’ambiente;
f) attuazione di piani di manutenzione preventiva e non solo riparativa del guasto ad
inquinamento avvenuto;
g) sospensione delle autorizzazioni per quelle industrie in cui le misure di sicurezza
stabilite nell’atto autorizzativo, nonché un piano adeguato di emergenza esterno ove
previsto, non vengano realizzati entro 1 anno dalla loro contestazione. Il termine di 1
anno è mutuato dal Dlgs.758/94 che regola l’istituto della prescrizione per gli ambienti di
lavoro e che indica questo intervallo temporale come limite massimo per l’adozione di
misure correttive di particolare complessità.
3. Attuare immediatamente tutte le misure di messa in sicurezza e successiva bonifica dei
siti inquinati da parte dei soggetti obbligati (inquinatori o enti pubblici eventualmente
surroganti con facoltà di rivalsa), a partire da quelle fonti che costituiscono un maggior rischio
per la salute della popolazione residente o dimostrano maggiore probabilità di produrre grave
danno ambientale.
4. Salvaguardare le risorse idriche come bene pubblico primario ed indisponibile, intese
come corsi d’acqua, rogge, fiumi, laghi, falda profonda e superficiale, contrastando
l’inquinamento di qualsiasi origine: industriale, agricola o urbana, tramite le seguenti azioni:
a) garantire un rigoroso controllo sulla presenza di idonei impianti di depurazione delle acque
a partire dai depuratori comunali;
b) promuovere studi ed interventi di sistema;
c) realizzare un piano provinciale di spandimento dei liquami che tenga in dovuto conto il
rapporto tra superficie del territorio, numero di capi di bestiame, numero di abitanti,
distanze dai centri abitati, tecnologie e controllo di gestione dello spandimento e dello
stoccaggio dei reflui di liquame per la necessaria maturazione ed utilizzo come fertilizzante,
nonché la protezione delle acque superficiali e profonde da ogni rischio di percolamento;
d) gestire il servizio di erogazione dell’acqua potabile esclusivamente da parte di soggetti di
diritto pubblico;
e) sospendere immediatamente ogni prevista gara di vendita a privati del servizio di
erogazione dell’acqua potabile;
f) migliorare per quanto tecnicamente possibile la qualità dell’acqua potabile;
g) informare la cittadinanza dei vari aspetti ambientali, sanitari, gestionali ed economici che
riguardano l’uso dell’acqua sul nostro territorio;
h) promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione sul risparmio idrico, agendo
anche sulla modulazione delle tariffe;
i) promuovere l’utilizzo dell’acqua dell’acquedotto per uso potabile, a partire da tutte le
strutture pubbliche, con il risultato di ridurre il crescente uso delle acque minerali.
j) estendere la rete degli acquedotti a tutti i centri abitati, garantendo nelle more un accesso
facilitato all’acqua potabile;
k) intensificare la vigilanza sull’utilizzo, la costruzione e la manomissione di pozzi di
approvvigionamento idrico non autorizzati.
5. Tutelare il suolo, tutelare e promuovere i parchi, le riserve naturali e le zone protette per
la salvaguardia della flora e della fauna nella loro biodiversità, mediante:
a) rafforzamento e qualificazione della sorveglianza e del controllo;
b) ridefinizione precisa e puntuale dei loro confini;
c) promozione della fruizione culturale di queste aree contestualmente alla limitazione e
proibizione della caccia;
d) realizzazione di un piano provinciale per lo sviluppo del rimboschimento sia in area
golenale dei fiumi che nelle normali aree agricole con il pieno coinvolgimento dei proprietari
dei terreni interessati.
6. Adottare politiche energetiche che, messa al bando ogni ipotesi residuale di produzione
di energia nucleare, siano fortemente orientate al risparmio energetico ed al
contenimento dei consumi dei combustibili fossili per una riduzione significativa dei gas
serra mediante:
a) introduzione dell’obbligo per le nuove costruzioni di applicare la classe energetica più
elevata;
b) incentivazioni per la ristrutturazione energetica degli edifici esistenti con l’applicazione
delle tecnologie più avanzate relativamente a coibentazioni ed impianti di
climatizzazione;
c) recupero del calore in eccesso, prodotto e disperso dalle attività industriali, attraverso
la costruzione o l’estensione delle reti di teleriscaldamento;
d) promozione della produzione di energia da fonti rinnovabili solo da biomasse di
scarto, con esclusione del CDR;
e) modelli di mobilità urbana ed inter-urbana che si avvalgano di sistemi di trasporto a
basso impatto ambientale ed energetico.
7. Gestire integralmente la filiera dei rifiuti
a) acquisendo il know how delle esperienze più virtuose;
b) favorendo la riduzione della produzione dei rifiuti a livello industriale e domestico;
c) organizzando la raccolta differenziata porta-a-porta, compreso l’olio esausto di uso
domestico;
d) vietando contestualmente nuove realizzazioni, rinnovi autorizzativi o ampliamenti di
qualsiasi impianto di termo-distruzione di rifiuti pericolosi e non-pericolosi (inceneritori,
termovalorizzatori) che comportino dispersioni di inquinanti di qualsiasi entità nelle
matrici ambientali.
e) decretando l’interdizione immediata per ogni impianto già esistente che non risponda a
tutti i requisiti normativi o che comunque comporti apprezzabili e documentabili rischi
per la salute della popolazione residente e lavorativa.
f) escludere categoricamente dal territorio provinciale la localizzazione delle scorie
nucleari.
8. Abbattere l’inquinamento da traffico veicolare perseguendo la riduzione del tasso di
motorizzazione, attraverso i seguenti provvedimenti riportati in ordine di priorità:
a) evitare ogni ulteriore cementificazione e consumo del territorio, compreso il
fotovoltaico a terra, nonché privilegiare la riqualificazione e la ristrutturazione
dell’esistente alla costruzione di nuove opere, sia rispetto alla viabilità che all’edilizia;
b) ridurre l’escavazione degli inerti e ripristinare l’uso agricolo dei siti oggetto di
escavazione con la massima sollecitudine, nonché potenziare l’utilizzo di materiale
riciclato;
c) anteporre il trasporto su rotaia di merci e passeggeri a quello su gomma, con
particolare riferimento alla linea Mantova-Codogno-Milano, Verona-Modena e
Viadana-Casalmaggiore;
d) incentivare l’uso di mezzi pubblici tecnologicamente innovativi e non inquinanti nella
comunicazione inter-comunale (minimetrò e personal rapid transit);
e) favorire la mobilità ciclopedonale tramite una rete di ciclabili completa ed accessibile;
f) sostituire progressivamente gli attuali mezzi pubblici con nuovi veicoli a ridotto
impatto;
g) adottare piani logistici per la distribuzione delle merci in città con mezzi non
inquinanti;
h) prevedere in prospettiva l’uso esclusivo di auto e moto ad impatto zero (elettriche) nei
centri abitati;
i) perseguire politiche di dissuasione dell’auto in città con infrastrutture di intermodalità
(parcheggi di scambio);
j) costruire infrastrutture finalizzate ad escludere l’attraversamento veicolare nei centri
abitati (specie mezzi pesanti), soltanto qualora una preliminare e qualificata
valutazione di impatto ambientale (VIA) e sanitaria (VIS) indichi un rapporto costobeneficio
particolarmente favorevole, con esplicita esclusione di tracciati autostradali
dando la priorità al completamento delle opere mai portare a termine, come l’asse sud
dalla Valle dei Fiori all’Autobrennero;
k) vietare il traffico pesante in prossimità di aree residenziali, anche dando effettiva
attuazione a provvedimenti già deliberati.
9. Esigere dalle Pubbliche Amministrazioni e dagli Enti preposti alla tutela dell’ambiente e della
salute pubblica che all’interno dei propri documenti di programmazione si preveda sempre un
capitolo dedicato al rapporto ambiente/salute sostenuto da:
a) strumentazione efficiente, affidabile, sensibile e specifica, validata da
organizzazioni scientificamente e tecnicamente accreditate, tale da ridurre al
minimo la possibilità di valutazioni ambivalenti;
b) operatori pubblici con alta competenza ed esenti da ogni conflitto d’interesse;
c) piani di vigilanza e controllo sul campo delle potenziali fonti di inquinamento
ambientale a maggior impatto sulla salute della popolazione;
d) piani di monitoraggio, anche in continuo, a partire dalle aree a maggiore criticità
ambientale, finalizzati sia ad individuare picchi anomali di concentrazione di
inquinanti per i quali devono scattare immediatamente misure correttive anche
drastiche (fermate temporanee degli impianti che contribuiscono ad alimentare il
picco anomalo, blocco del traffico, ecc), sia a calcolare ed attribuire a livello di
popolazione, tramite adeguata modellistica, la dose-cumulativa di esposizione per
gli inquinanti di maggior interesse tossicologico. Su questa dose cumulativa
saranno invece modulati gli interventi di risanamento a medio-lungo termine.
e) sistema avanzato di sorveglianza epidemiologica della popolazione che si
avvalga, oltre dell’integrazione di tutti i flussi informativi disponibili, anche
dell’impiego di indicatori biologici di esposizione in grado di apprezzare non solo
rischi storici ma attuali. Ciò sulla scorta dell’esperienza viadanese che ha assunto
la popolazione infantile come quella più sensibile al danno ambientale non
confondibile con altro (occupazionale, da fumo di tabacco) e come quella in grado
di informare anticipatamente sul futuro sanitario della nostra società;
10. Prevedere periodici incontri tra istituzioni, associazioni ambientaliste e culturali, associazioni
degli imprenditori ed organizzazioni sindacali, ispirati da esigenze di trasparenza, di
comunicazione pubblica su percorsi d’indagine, piani di monitoraggio e risultati ottenuti nei
diversi fronti d’intervento anche mediante la realizzazione di un sito ufficiale e di un blog su cui
possano intervenire i cittadini. La trasparenza e l’aggiornamento delle informazioni verranno
quindi garantite anche tramite l’utilizzo dell’informatica (internet) che andrà implementata in un
territorio mantovano ancora privo in molti comuni della banda larga.
Il confronto delle opinioni e i contributi tecnico-scientifici concorrono all’innalzamento del livello
culturale che costituisce il presupposto principe per giungere alla soluzione dei problemi in
questione.
Sottoscrivono le seguenti Associazioni Ambientaliste:
ADAS
AIUTIAMO L’AMBIENTE DI SAN MATTEO DELLE CHIAVICHE
AMBIENTE E SVILUPPO
AMICI PER L’AMBIENTE E LA SALUTE DI BELFORTE
CODIAMSA
COMITATO CONTRO AUTOSTRADA CREMONA MANTOVA
COMITATO CONTRO NUCLEARE GRUPPO CULTURALE DEL VICARIATO SAN
BENEDETTO
COMITATO DI SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO DI CASTIGLIONE D/S
COMITATO LAGO PAIOLO
COMITATO NO NUCLEARE PEGOGNAGA SIG.RA DANIELA NIZZOLA
COMITATO VALLETTAVALSECCHI
DECRESCITA FELICE
FORUM
ITALIA NOSTRA
MARIO E STEFANIA CHIMINAZZO CASTELLUCCHIO
MANTUAMOTHERS
MEDICI PER L’AMBIENTE
NOI, AMBIENTE, SALUTE VIADANA