Preg.mo Direttore,
Non è mai stato un nostro desiderio quello di porci come interlocutori politici degli amministratori di turno, né riteniamo di averne il titolo o le prerogative per farlo, anche se abbiamo sempre rivendicato il diritto di esprimere, talvolta anche in modo vibrato, le nostre opinioni sulle scelte più importanti che riguardano la città e in particolare il nostro quartiere.
Non possiamo tuttavia tacere il fatto che i primi passi ufficiali o dichiarati di questa giunta ci aveva fatto ben sperare in esito a tutte le istanze e a tutte le attese che da anni manifestiamo nelle varie sedi istituzionali.
Abbiamo creduto nella realizzazione di opere e interventi importanti per il miglioramento della qualità della vita del quartiere, spesso nemmeno eccessivamente impattanti sotto il profilo dell’impegno finanziario.
Soprattutto abbiamo apprezzato l’attenzione di alcuni consiglieri di maggioranza, come Katia Badalucco, verso le problematiche dei quartieri, e di alcuni assessori, come Arnaldo De Pietri e Annamaria De Togni per la disponibilità mostrata nei nostri confronti.
Ma ancora di più abbiamo apprezzato il modo di affrontare i problemi cittadini, anche di non poco conto, dell’assessore Benedini.
Finalmente abbiamo assaporato il sottile piacere di sentirci in sintonia e tutelati dagli amministratori, nei confronti dei colossi industriali a noi vicini. Abbiamo avvertito la sensazione che finalmente qualcuno si stesse muovendo per rivendicare il sacrosanto diritto di tutti i mantovani alla trasparenza e alla conoscenza di ciò che effettivamente avviene sull’altra sponda del lago inferiore. Abbiamo sperato che finalmente si potesse credere al tempo stesso al rispetto reciproco e alla tutela del patrimonio ambientale.
Dopo anni di decisioni prese dall’alto, finalmente abbiamo visto qualcuno che affrontava le questioni con lo spirito del buon padre di famiglia. Uno spirito libero, non condizionato da logiche tipicamente politiche, ispirato fondamentalmente al buon senso.
E in questa logica abbiamo creduto che a dispetto di un’opera faraonica e dai costi inimmaginabili quale potrebbe essere il sottopasso di Porta Cerese, apparisse semplicemente più logica e ovvia la soluzione di eliminare completamente una cintura ferrroviaria anacronistica e assurda.
Liberandoci di essa otterremmo il risultato di riportare Te Brunetti a stretto contatto con la città, risultato che nemmeno il più ambizioso progetto di coesione sociale ambirerebbe a raggiungere. Libereremmo palazzo Te (patrimonio dell’umanità) dai rischi di una ferrovia a tre metri di distanza (non solo in termini di trasporto di sostanze pericolose – vedi Viareggio – ma anche di danni da vibrazioni). Elimineremmo almeno tre passaggi a livello (non escluso quello di via Taliercio) fonte di ansia per migliaia di automobilisti. Consentiremmo a residenti di Valletta Valsecchi e Valletta Paiolo sonni tranquilli.
Viceversa il sottopasso aggraverebbe il transito ferroviario, isolerebbe ancora di più Te Brunetti e Valletta Valsecchi e non risolverebbe il problema del traffico, la cui unica soluzione sarebbe il completamento dell’asse tangenziale sud.
Dopo un avvio così incoraggiante abbiamo purtroppo subito una serie di gravi delusioni che crescevano in ragione di una inversione di rotta da parte del Sindaco che difficilmente riuscivamo a comprendere e giustificare.
I recenti provvedimenti di revoca delle deleghe agli assessori che più di ogni altro hanno rappresentato e condiviso le nostre aspettative, ha prodotto infine uno sconcerto e un forte dissenso che intendiamo dichiarare e manifestare in forma ufficiale e formale.
Riteniamo di non poter accettare decisioni che non siano mirate, in modo trasparente assoluto ed esclusivo, al perseguimento del bene comune, ma appiano condizionate da logiche politiche se non addirittura di partito o di coalizione.
Comitato di Valletta Valsecchi