Egregio Direttore,
nonostante sia fine luglio, non va in ferie il dibattito sulle possibili soluzioni
dell’annoso problema del traffico al passaggio a livello di Porta Cerese, dal quale sembra
che ogni residente dell’hinterland abbia la soluzione giusta.
Sebbene il Comitato di Valletta Vasecchi, unitamente a Forum Mantova e al
Comitato Fiera Catena, abbia esposto in svariati modi i motivi del NO al sottopasso,
leggendo ancora opinioni a favore, vorremmo riproporre le nostre considerazioni, da
residenti.
Nulla questio sul condividere le osservazioni del Sig. Dugoni (GdMN 25/7/11) circa
le conseguenze ambientali dello “stop and go” automobilistico, altro è, però, sostenere che
il sottopasso costituisca “un semplice intervento”, che nulla abbia a che fare con la
speculazione edilizia.
Nel ricordare a tutti che in Via Brennero è in vigore l’ordinanza n.1/2008 della
Provincia di Mantova, che vieta il transito ai mezzi di massa superiore a pieno carico a 7,5
t, che se fosse rispettata già porterebbe decongestione del traffico in questo nodo, siamo
a disposizione del Sig. Dugoni per mostrare e discutere insieme del progetto di massima
che lo studio Polaris aveva redatto su incarico del Comune, anche se ci auguriamo abbia
già avuto modo come ex amministratore di studiarlo.
Nel rispetto della normativa vigente viene previsto un sottopasso interrato per 6
metri circa, con rondò di oltre 60 metri di diametro. Le rampe d’accesso, per consentire le
adeguate pendenze, inizierebbero all’altezza di via Grossi / via Isonzo a nord e, a sud, in
prossimità del rondò di via Donati. Ne conseguirebbe quindi l’eliminazione di diversi
accessi a Te Brunetti, Valletta Valsecchi e Bosco Virgiliano oltre all’isolamento degli abitanti
di via Parma.
Sarebbe questo un intervento “semplice” e, magari, non devastante per il territorio
e di veloce realizzazione?
Non solo: per un opera del genere servirebbero così tanti milioni di euro che è
impossibile non pensare che non possa costituire una tentazione importante. Non si
comprende poi perché la “voragine di incertezze” sia ravvisata da Dugoni unicamente nel
completamento dell’asse sud (probabilmente opportuno) o nei tempi di spostamento della
linea ferroviaria, ma non anche nella mastodontica impresa di sventramento e
ricostruzione di uno dei pochi accessi alla città, perché Porta Cerese non è alle porte della
città, come sostiene Dugoni: è una delle porte della città!
Infine non è da ritenere che, soprattutto per il traffico pesante, la necessità di
affrontare le rampe in salita per uscire dal rondò equivalga all’attuale stop and go
semaforico delle auto, cui Dugoni unicamente si riferisce?
E dunque cosa avremmo risolto?
Allora non possiamo esimerci dal riconoscere e ammettere che a dispetto di
un’opera faraonica e dai costi molto elevati, quale il sottopasso di Porta Cerese, appaia
semplicemente più logica la soluzione di eliminare completamente una cintura ferroviaria
anacronistica e assurda.
Perché liberandoci di essa otterremmo contemporaneamente di: 1) reintegrare Te
Brunetti con la città, 2) liberare palazzo Te (patrimonio dell’umanità) dai pericoli dovuti alla
ferrovia a tre metri di distanza (ricordiamo il trasporto di sostanze pericolose, tipo
Viareggio, ma anche i danni da vibrazioni); 3) eliminare almeno tre passaggi a livello; 4)
consentire davvero ai residenti di Valletta Valsecchi, Valletta Paiolo e Te Brunetti di
dormire finalmente sonni tranquilli; 5) rendere realmente parte della città anche Bosco
Virgiliano e le strutture sportive lì ubicate e, cosa non da poco, 6) allontanare
definitivamente l’incubo di un’altra Viareggio per la popolazione residente.
E, ancora, vorremmo osservare che la struttura urbanistica di Mantova, chiusa dai
laghi su tre lati e, attualmente, da una cintura ferroviaria sul quarto, è tale da non
consentire di immaginare ulteriori affluenze di veicoli dall’esterno. È ineluttabile che
Mantova debba diventare accessibile alle sole auto dei residenti. Non si può pensare di
portare i mezzi dei turisti fino a ridosso di piazza Erbe con conseguente grave problema di
parcheggi. Questo non avviene da tempo in tutte le città con struttura urbanistica simile a
Mantova (si pensi a Siena, Perugia, Firenze, Venezia).
Anche perché il libero accesso alla città che, oggi qualcuno ritiene di dover garantire
indistintamente a tutti anche non residenti nel Comune, è parte importante dell’origine
delle “gasature” che i residenti devono sopportare, degli ingorghi di traffico cittadini e,
perché no, anche dello spopolamento della città e del suo calo demografico: conscio di ciò
e innamorato dell’idea di possedere una casa con giardino, chi può ha messo radici in uno
dei comuni della “grande Mantova”, ben sapendo di potersi recare al lavoro in città e
parcheggiare a due passi dal luogo di lavoro.
Ci sembra dunque che numerose siano le motivazioni convincenti per NON ritenere il
sottopasso a Porta Cerese la soluzione più “semplice” per i problemi di viabilità a Mantova
e vorremmo mantenere la riflessione aperta a visioni più coraggiose e lungimiranti per
tutta la città.
Comitato di Valletta Valsecchi
Mantova
30/07/11
Dalla gazzetta di Mantova del 1 Agosto 2011:
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